Natasha Jaffe: ” suono un violoncello Pedrini del 2008 “
In questi giorni ho avuto il piacere di intervistare Natasha Jaffe, violoncellista che, nonostante la giovane età, vanta già un curriculum di tutto rispetto e che nella città di Berlino sta percorrendo una carriera sia di musicista che di insegnante. In questo articolo traspare tutta la sua disponibilà a raccontare di sé in modo diretto e sincero.
– Quando hai cominciato a suonare il violoncello? Perché? Ho iniziato a suonare a 7 anni. Da piccola ascoltavo i miei genitori suonare il violoncello e il suo timbro mi ha sempre affascinato. All’età di 6 anni ho chiesto loro di comprarmene uno, ma pensavano si trattasse di una voglia passeggera. Ho dovuto insistere e solo nell’anno successivo hanno cominciato ad insegnarmi.
– Suoni qualche altro strumento? No, non suono altri strumenti, anche se mi dicono che all’età di 3 anni giocavo con il pianoforte. Mi sarebbe piaciuto poter continuare, perché mi piacciono un po’ tutti gli strumenti musicali.
– Quindi la tua è una famiglia di musicisti? Sì, i miei genitori sono entrambi violoncellisti professionisti. Mio padre, Claudio Jaffe, è un solista freelance. Suona nelle orchestre e nei festival musicali. Svolge anche altre attività, tra cui l’insegnamento dove per un certo periodo è stato preside di una scuola di musica. Mia madre, Johanne Perron, insegna violoncello e musica barocca in università.
– Quale violoncello ed arco usi? Il mio violoncello è un Marco Pedrini del 2008 ed uso un arco del tedesco Klaus Becker. Ringrazio Paul Dulude della New England Violins. Inc. per avermi assistito nella scelta di questo violoncello.
– Vedo sul tuo Sito web che componi musica. Da dove arriva questa ispirazione? Scrivo musica da soli due anni. Non mi considero una autrice, ma mi piace farlo. La mia ispirazione arriva dal dressage. Quando i cavalli si esibiscono, hanno l’eleganza di veri e propri ballerini. Ho pensato che meritavano il giusto accompagnamento musicale.
– Ci sono diverse registrazioni musicali a cui sei particolarmente affezionata? Purtroppo un musicista, quando ascolta una registrazione, focalizza la sua attenzione sui quei dettagli che il suo strumento suona nel brano. Per questo motivo preferisco concentrarmi maggiormente sulla musica che dovrò studiare ed eseguire. Detto questo, integro continuamente la mia cultura con album di musica di insieme. In questo periodo mi piace ascoltare i 12 Violoncellisti dell’Orchestra Filarmonica di Berlino. Ricordo ancora bene il primo disco che ho ascoltato: era la registrazione dei miei genitori che suonavano allo Yale cello ensemble assieme ad Aldo Parisod.
– Quali sono i musicisti che ammiri di più? Trovo grande ispirazione da Yo Yo Ma perché in tutti i generi musicali in cui si è espresso ha sempre eseguito prestazioni a livelli altissimi, avvicinando un vasto pubblico alla musica classica. Ammiro i violoncellisti del 20° secolo, da Casals e Fournier, a Piatigorsky, Rostropovich e Du Pre. Ma la prima fonte di ispirazione resteranno sempre i miei genitori. Cercare di imitarli mi fà tornare alle origini, a quando da piccola rimanevo incantata ad ascoltarli.
– Su quali brani stai lavorando attualmente? Attualmente ho dedicato gran parte del mio lavoro alla preparazione di audizioni, principalmente sul Concerto di Haydn in re maggiore e su altre esibizioni orchestrali. Sto accompagnando anche alcuni cantautori qui a Berlino, oltre a registrare le mie composizioni personali.
– Che cosa pensi mentre suoni? Quando suono mi sento forte. Mi piace il tono caldo del violoncello ed amo il contatto con il pubblico. Quando riesco a comunicare con l’ascoltatore (sia che si tratti di brani romantici o pezzi più movimentati) provo grande soddisfazione in quello che faccio.
– Vedo che fai lezioni private on-line. Qual’è l’idea riguardo questa nuova forma di comunicazione? Le lezioni via webcam sono molto diverse da quelle fatte di persona. E’ più complesso notare e correggere i piccoli errori di impostazione perché non è possibile vedere in tutte le angolazioni. A volte anche i problemi di connessione e ritardo dell’immagine possono complicare la lezione. Detto questo, è un nuovo modo di raggiungere gli allievi, soprattutto quelli che vivono lontano dalle grandi città e non hanno un insegnate a portata di mano.
– Hai altre passioni oltre alla musica? Sì, mi piace andare a cavallo, in primo luogo lo sport del dressage. E’ una cosa che ho sempre amato. Ho raggiunto un livello relativamente alto e stavo pensando di iniziare ad andare all’università per gli studi equestri. Però ho dovuto sacrificarlo per poter continuare la mia passione nella musica.
– Quali sono i tuoi programmi futuri? Spero di suonare in orchestre sinfoniche, opere classiche e di continuare ad insegnare. Mi piacerebbe collaborare e formare un trio o quartetto d’archi. Inoltre mi piacerebbe organizzare, comporre e condurre musica nelle esibizioni e manifestazioni di dressage, così da poter unire quelle che sono le mie due grandi passioni. Guardando ai miei genitori, so che le strade di un violoncellista sono molte e varie. Non vedo l’ora di scoprire quale direzione prenderà la mia.